Al lettor
due parole vorrei dire,
pria ancor
che l'evento abbia inizio.
Di non
ricercar un senso obbiettivo
a ciò che
al sol racconto è votivo.
Di fatti
il sogno ha sovente l'ardire
di celare
ciò che già è fittizio,
e sta a
chi legge esser volitivo
se
apprender vuol ciò che da morfeo è nativo.
A ciò io
da ora mi appiglio,
a narrar
del sogno, il carro, ed il giglio.
Nonostante
il fine di tutto questo,
vorrei
subito tener a chiarire,
possa
parer mera emozione
ben
differente è la mia sensazione.
In quanto,
per come possa apparire,
non tutto
mira ad un unico testo.
Da
solo, quasi eremo, rivangando il ricordo del colloquio male andato,
viaggiava
egli sulla strada cercando lo stratagemma per incantare il passato.
Con fermezza e calma, passo dopo passo, meditando su ciò che venne
detto - Vai e ripresentati maggiormente informato. - Avea con
rammarico egli rammentato, occhi bassi non per mestizia ma per
cercare un senso all'astuzia con cui fortemente il giudice lo aveva
ingannato.
Reato
forse è questo? Sognare il passato intaccando la storia, riscrivendo
ciò che prima fu odiato testo. Denunziato, accusato ed incriminato
per ciò che dell'umano è errore, di non voler accettare le infinite
realtà ch'ello sa apprezzare come buon liquore; la sensazione di
poter ricominciare in un'idea scandita come terra, terrorizza,
alletta ed atterra.
Continuando
a percorrere la strada in andata agognata, or cupo senso
d'insoddisfazione, fermatosi dinanzi al cavalcavia la donna vide da
carro meccanico scendere, donna a lui affezionata.
Il
ricordo di ciò che era oramai passato non andò allo svanire, ben sì
fu rintanato, ricoverato, in una parte della mente dove altro non
poté che imbrunire; consumandosi come mero evento di un altro passo
condotto da del caso l'evento.
Occhi
profondi, verdi quanto le selve più lucenti, che sembrassero
volessero con pensiero far dire " Strane sensazioni m'infondi"
ma miti e romiti, non lasciando intuire le intenzioni di mille e
mille tenzoni fini a nella sua stima il salire. Non fu lei, non fu
lui, entrambi presero scena a quel primo atto che non sapevano quando
si sarebbe concluso. Da trascorso breve, allo stesso tempo immemore e
precluso, non avevano questi avuto occasione d'incontrarsi o
d'ascoltarsi per vie avverse, indicazioni diverse, percorso parallelo
e privo di tangente. Il principio fu scomodo, solo scuse e rancori
avrebbero poter posseduto la testa risultando in un avvio di solo
incomodo. Per questo venne saltato, il cuore ha sempre la prevalenza
su ciò che è stato e se altrimenti non fosse dell'umanità il
destino già sarebbe stato segnato.
Aprendosi
le braccia d'entrambi, i di lei scuri capelli mossi ondeggiando al
vento contrastando la lunar pelle cinerea solcata dalle molte
caligini, come leggiadra neve su terso cielo, notando degli sguardi i
forbiti scambi. Non ci fu tempo per verbo, l'abbraccio fu forte,
stretto in una morsa ignota ad il tempo ma conosciuta ad i tanti
sensi ch'egli avea agognato sognando la dipartita della barriera
forte, ch'allo stesso tempo aveva trattenuto uno sconosciuto fato in
grembo. Ciò era anche stato l'apice dei lor incontri, facondi,
loquaci attimi, minuti, notti, tramonti ed albe di silenzio in cui
gli unici testi dipinti erano nei firmamenti, attraenti quanto il
verde dell'assenzio. Il vento debole sussurrava la nostalgia di
proibite parole "portami via"
mentre il
fogliame s'alzava leggero, fluente in spirali di dolce follia
avvolgendo gli erranti difronte ad un cielo albeggero.
Fu
improvviso, inatteso, forse remotamente anelato ma in alcun modo
risultò molesto: un bacio su labbra, con dolcezza accennato, onde
rappresentar la mancanza che lo scorrer del tempo avea portato.
-
è sconveniente, e forse non avreste dovuto. - D'ella le parole
uscirono con comprensione, non vi fu rifiuto ma nemmeno unione.
-
è vero, madame, ma ora è vissuto. Non fa parte del presente e voi
stessa mi siete venuta incontro... - Le mani d'entrambi, con ardor
incrociate le dita nelle di lei le sue e caldo il tatto nelle di lui
per lei - Per dirvi che ho sentito la vostra mancanza, più d'ogni altra
rimembranza. -
Di
lei il sorriso illuminò l'alba, come forza sconosciuta che a nuove
vite da sorte, non sentì il bisogno di parlare ma annuendo diede
conferma ch'altrettanto per lei l'esperienza fu forte.
Alle
spalle di lui, davanti i fulgidi occhi di lei, un lungo carro in
legno trainato non da cavalli ma da sol cocchiere sostava inerme,
lasciando dalla porta accostata l'ingresso intravedere.
-
Sarei lieta e ben felice, Sir, di poter entrare con voi andando a
svolgere il mio mestiere. Potremmo tenerci compagnia, stare insieme
ed allietare il presente con il reciproco vedere. - Nel proferire, le
sue labbra vellutate si mossero con finezza, non distraendo ma
completando il senso di conforto che la sua presenza gli aveva
portato.
-
Sarò lieto di seguirvi, lasciando indietro ciò che l'onor mi ha
trapassato. -
Salendo
questi le scale del carro, mani non più congiunte ma corpi
sufficientemente vicini da poter trarre conforto dal rispettivo
calore, ignari e consapevoli allo stesso tempo varcarono l'accesso
accedendo ad un luogo ch'egli avrebbe pensato come meno complesso.
Lungo
ed elegante, molto più di quanto all'esterno si potesse pensare, era
quello un carro con ristoro interno, tavoli, ospiti ed avventori
coperti come fossero stati in inverno; lunghe sciarpe ad addobbo,
bianche camicie ricamate ed un unico cameriere con folti baffi ad
osservare l'eterno.
In
lunghezza, lo strambo carro, superava i dieci metri ed in larghezza
raggiungeva i quattro, c'era seggio a sufficienza per molte persone
ma all'interno non sventolava stendardo o tabarro, come fosse luogo
di nessuno ogn'ospite faceva i suoi affari. Seppur sembrasse che
tutti fossero in attesa di qualcosa, un evento, un importante
accadimento o qualcosa alla pari.
-
Dove siamo? non riconosco questo luogo, e non parlo io ma la mia
ragione che, lo ammetto, stenta a suggerirmi la valenza di questa
costruzione. - Egli guardandosi intorno, più curioso che
esterrefatto, notava con interesse come un particolare uomo gli
risultasse familiare sia a vista ed olfatto, ciò avvenne nonostante
l'ovviare dell'interesse ch'era bensì concentrato su mappamondi,
specchi, scacciapensieri, quadri e pergamene incorniciate con la
valenza d'un importante atto.
-
Questo luogo è il mio lavoro, la mia quiete e la mia magione -
Spiegò ella riflettendolo nelle umide iridi - Non siate affranto,
confuso od altro, prendete seggio e conversiamo del silenzio.
Ammiriamo lo scorrere dell'inesistente tempo ed allietiamoci con la
vista di ciò che occhio distorce illudendoci. - Ciò detto ella si
sedette, avendo precauzione di indicare al suo ospite la locazione
nello stesso tavolo dove poggiava lei ed un uomo con lucidi capelli
di lozione. Egli lo riconobbe e rimase basito, vedendo quell'uomo che
pochi minuti prima avrebbe voluto saper esser sparito.
-
Ordunque questo è il luogo dove voi venite, noncurante di come
contro la cultura vi accanite? - Aveva detto, accusato, fomentando il
fuoco da cui l'altro era stato bruciato. La donna non diede cenno,
non mostrò titubanza ed il di lei inebriante profumo diede forza
all'altro per non accennar rimostranza.
-
Vedete, ospite di questo carro... - Si rivolse l'altro all'uomo che
precedentemente l'avea giudicato - Se chiamate voi sapienza l'esser
schiavo di un comando, od apprender solo ciò da chi detta ed è
stato nominato dall'incaricato, allora io temo per i vostri figli ed
il vostro fato.
In
quanto sono certo che mai prima di me avete sentito le parole che ho
chiamato. -
L'altro
sgranando gli occhi s'era ammutolito, rigido come morte ma sciente di
ciò ch'il ragazzo avea demolito... duro come ferro era infatti stato
il giudizio cui era stato sottoposto, comandato da un altro uomo
ch'aveva preso commiato prima di conferire con il giudicato; per via
d'un offesa alla sua conoscenza portata dall'imputato, in quanto
dichiarato aveva di non poter trarre ulteriore esperienza se dal solo
globo non poteva uscire lo studio della scienza.
Il
carro si mosse e gli animi si quietarono, durante il viaggio non c'è
nemico in casa dell'errante e non c'è frusta che sferza schiena,
siamo tutti ruota e conducente e non c'è burrone che possa dar vita
a contraddicente.
Fuori
dalle vetrate laterali, da cui la luce entrava intensa, era cambiato
il paesaggio e non più ora il fumo civile s'addensa; prosperi alberi
e verdi colline percorrevano il sentiero insieme ad i viaggiatori,
lontani monti e bianchi cirri stupivano chi osservava allietando il
senso degli ascoltatori sapienti nell'udir le parole di vuoto, nella
natura che racconta luogo.
Ora
il mare, ora la spiaggia, ora bosco ed ora foresta, ora cielo e
domani stelle, ieri terra e nel presente fuoco che piacente riscalda
il corpo dell'ospite rasserenato, dalla presenza della bella ch'ancor
lo lascia privo di fiato.
-
Qual'è quindi il vostro mestiere, se mi è concesso della domanda
onore ed onere? - Le di lui parole a lei si rivolsero, con
disinvoltura, timore e curiosità come tentazioni fossero.
-
Non abbiate timore ed osservate - Rispose quella carezzandolo con
mani fatate - Non c'è gioia e non c'è storia, senza che qualcuno
provveda alla memoria... - Ciò detto portò le mani alle labbra,
con eleganza ed il mistero soffiò sui delicati palmi, palpebre
chiuse e gote accese, incanalando il vento nella forma incantata di
un bianco giglio che tra filamenti lucenti e forme indistinte trovo
sulla sua pelle appiglio.
Sbalordito
il ragazzo tentennò e la mano di chi l'avea giudicato incontrò la
sua spalla - Il viaggio è appena iniziato, e con esso il giglio
t'abbaglia - Sorridendo con far rassicurante - Lascia alle spalle ciò
che è stato, che tu sia studioso ed errante. Ivi il tempo non
trascorre e come tale non c'è dissidio, guardala come ella guarda
te... - E solo allora il giovane notò, scrutando molto attentamente,
come nei di lei occhi or'aperti la sua stessa figura immane e quieta
stesse dormendo tacitamente non riflettendo ma la di lei immagine
specchiando.
-
Cos'accade? - Chiedette a lei mentre il suo giglio s'alzava, coperto
da un'aurora di del sole la luce, librandosi nell'aria che sola sa
dove tutto conduce.
-
Questo è il carro. - A rispondere fu il barista e non ci fu
eccezione, in quanto le risposte degli altri ricordarono solo una sua
emulazione - Non c'è viaggiatore senza viaggio, non c'è sogno senza
arazzo. - Inspirando profondamente si versò del freddo assenzio,
ardendolo poi con zucchero e fiamma, sorridendo con fare placido mai
dal bicchiere straripò, nonostante del continuo versare il dramma
faceva si ch'il ragazzo si chiedesse dove il liquido potesse andare -
Tu ora, come lei... - Guardando la donna mentre altri gigli,
provenienti da altri ospiti, si levavano verso il tetto... talmente
alto da non poter essere scorto
-
Solamente il tuo arazzo ora sei, te ne sei accorto? Mentre ancora
dormi io posso saperlo... - Il suo sguardo voltò verso la donna -
Spesso hai pensato di rivederlo... -
Lei
annuì ed il profondo sguardo cadde verso il basso, mentre le labbra
formavano felice arco, nel tempo in cui il carro divenne fermo come
sasso.
Il
giovane si guardò intorno, consapevole e certo che ciò che stava in
quel momento vivendo non fosse altro che deserto. Ma non di sabbia o
di realtà, a scapito di rea omertà, come invece di cristalli ed
emozioni da cui nella vita scaturivano tutte le sue sensazioni.
-
Tornate presto, Sir, ed abbiate di vuoi cura... - Continuò lei
mentre quello stava scendendo - Ch'io proseguo salendo, scalando
quell'altura. -
-
Che separa uno dall'altro impedendo la ricongiunta. - Parlò il
barista terminando la frase - Per un giorno potersi rivedere,
atterrando di propria volontà su ciò che pria avreste considerato
solo nel poterlo davanti a voi vedere. -
-
Ne son certo, ci rincontreremo. - Rispose ello nel guardar la donna -
Or che so dove sosta questo carro e che sia un posto ameno. - Nei di
lui occhi la sua figura stanca si muoveva nel letto - Di tornare non
potrò certo più farne a meno. - Le di lui dita s'intrecciarono con
le di lei per via assennata, come a saluto per un eterno addio del di
uno istante la durata.
Scese
dal carro per poi risalire, l'orologio dimenticato sul tavolo
riconsegnato dall'uomo che pria l'avea giudicato, ma la donna non
c'era più e con sussulto egli riprese possesso del corpo.
La
coscienza sorrideva mentre la solitaria alba dai tanti colli sorgeva.
Qui
finisce questo racconto da cui deriva dalla mia volontà di provare
un approccio diverso con un emozione, canonicamente, espressa in
differente maniera.. Mi auguro di avervi regalato la stessa emozione
che chi ha vissuto la vicenda ha me regalato, parole scritte su
carta di chi per l'altro tutto ha donato.
Alla prossima storia.
Alla prossima storia.
Sean
Foster