Esistono
molti fenomeni strani ed apparentemente irrazionali all'interno del
nostro mondo. Molti di questi quando troppo complessi vengono
ignorati o spiegati grazie a teorie paranormali che andranno a
formare nuove sconclusionate correnti di pensiero, le quali, dopo
anni di tentato ed erroneo approccio al metodo scientifico,
cambieranno irrimediabilmente in modo da formare un nuovo postulato
in grado di conciliarsi con l'ineffabile capacità d'errore umano.
Ovviamente
non c'è nulla di male in tutto ciò, l'umano è sempre stato
propenso ad accogliere qualsiasi tipo di teoria a patto che un giorno
potesse essere contraddetta; magari davanti ad un pubblico,
possibilmente in maniera abbastanza plateale, forse anche davanti ad
un microfono ed ai giornali od al ricevimento per l'assegnazione del
premio nobel, perché no?
Fatto vuole che il desiderio di conoscenza personale porta l'uomo, o donna o scoiattolo, a ricercare sempre più la perfezione lasciando che i termini vedere e guardare assumano lo stesso significato nell'immediato attimo, quasi sovrapponendo ad ognuno lo stato dell'altro. Certo è che per dire una cosa del genere bisognerebbe supporre che sia vedere che guardare siano delle entità corpuscolari uguali ed opposte, come anche allo stesso tempo sovrapposte.
Fatto vuole che il desiderio di conoscenza personale porta l'uomo, o donna o scoiattolo, a ricercare sempre più la perfezione lasciando che i termini vedere e guardare assumano lo stesso significato nell'immediato attimo, quasi sovrapponendo ad ognuno lo stato dell'altro. Certo è che per dire una cosa del genere bisognerebbe supporre che sia vedere che guardare siano delle entità corpuscolari uguali ed opposte, come anche allo stesso tempo sovrapposte.
Stabiliamo
il significato di vedere,
dove si è concentrati nell'osservare un particolare od uno stato di
un dato "qualcosa", e di guardare,
dove l'argomento viene affrontato a livello più globale e quindi
macroscopico.
Ipotizzeremo
per un istante che vedere
e
guardare
non siano in realtà altro che la stessa medesima entità ottenuta
tramite la fissione dell'osservare,
o
che più semplicemente le due entità primarie abbiano interagito
l'una con l'altra provocando un grandissimo interesse nei confronti
di un oggetto, o di una persona o di uno scoiattolo, provocando così
un fenomeno simile ad un entanglement quantistico. Prima di essere
chiamate in causa tali entità bisognerebbe considerare anche che
osservare
sia
in realtà guardare
e
vedere
allo
stesso tempo, ovvero che guardare
e
vedere
non
siano altro che due stati sovrapposti dell'entità osservare
finché uno dei due stati non verrà chiamato in causa con la
semplice constatazione dello stesso: "sto
guardando" o
"sto
vedendo" sancendo
così un particolare stato dell'essere in questione, tanto per
continuare un esempio grossolano.
Ne consegue che quando lo
spettatore sceglierà di guardare qualcosa, la sua attenzione non
potrà in alcuna maniera vedere qualcos'altro, ammesso e non concesso
che un'interazione con l'esterno possa permettergli di agire in tale
maniera, ma sostituendo lo status precedente.
Tali cambiamenti e stati, seppur
in maniera assolutamente diversa, possono essere ipotizzati a livello
sub-atomico e microscopico dove, con le adeguate attrezzature, si
osserverebbero svariati comportamenti atti ad affermare tale teoria
chiamata "decoerenza quantistica" dove si andrebbe ad
annotare che l'interazione tra loro delle singole particelle
annullerebbe le proprietà quantistiche tipiche delle stesse, ossia i
differenti stati.
Il
dilemma consiste nel fatto che dal momento in cui tali fenomeni
vengono osservati, o registrati o scoiattolo, a livello macroscopico
si ricade immediatamente all'interno della meccanica classica uscendo
dalla quantistica.
Un
esempio ben noto del funzionamento di tale conseguenza è stato
definito dal paradosso di Schrödinger,
anche detto paradosso del gatto di Schrödinger,
abbastanza conosciuto in tutto il globo terrestre.
In maniera esagerata, molto
ironica e ben chiara, il fisico e matematico Erwin ci spiega la
questione dicendo che rinchiudendo un gatto in una scatola d'acciaio
insieme ad un particolare marchingegno, che non potrà essere
raggiunto dal felino, ed insieme ad un contatore Geiger contenente
una minuscola quantità di materiale radioattivo, così poca da poter
ipotizzare che forse, nel giro di un'ora, uno degli atomi di tale
materiale potrebbe disintegrarsi, il gatto risulterebbe sia vivo che
morto allo stesso tempo.
In effetti bisognerebbe anche dire
che il contatore dovrebbe essere collegato ad un martelletto in
maniera tale che se il dispositivo rilevasse l'avvenuto evento di
disintegrazione dell'atomo, o scoiattolo, la fiala di cianuro posta
sotto la mazzetta verrebbe spaccata rilasciando così i suoi mortali
influssi poco magici e molto chimici. In sostanza, dopo circa un'ora
in cui il gatto dovrebbe restare rinchiuso all'interno della scatola
potremmo affermare che l'animale sarebbe sia vivo che morto allo
stesso tempo, formando un ulteriore stato tra la vita e la morte che
in alcun caso potrebbe essere dimostrato se non grazie alla meccanica
classica che tuttavia darebbe per effettiva solo una delle due
condizioni. Infatti, osservando il gatto ed aprendo la scatola, si
andrebbe ad interagire con l'evento sancendo quindi uno dei due
status come per vero ed eliminando la sovrapposizione dei precedenti
stati a causa di uno stato chiamato entanglement quantistico ( dove
l'interazione impedisce la molteplicità di una condizione ) .
In un certo tal modo è come se le
particelle che ci compongono perdessero la propria identità una
volta analizzati all'interno di un sistema macroscopico, ovvero noi.
Se
oltre a questo vogliamo considerare addirittura i vari tipi di teoria
delle stringhe e le svariate teorie postulate sui multiversi non ci
risulterebbe poi così complesso capire come mai vedere
e guardare
siano in realtà eventi paralleli che potrebbero accadere nello
stesso dato momento, in luoghi differenti ed uguali, scatenando a
loro volta un'infinita serie di probabilità che porterebbero a
risultati N volte diversi in N universi o dimensioni.
Il ragazzo chiuse il libro di
fisica con la rassegnazione di chi, dopo aver sparato dieci volte
allo stesso barattolo, si rende conto di aver finito il caricatore e
lascia cadere la pistola sul tavolo con fare frustrato - Non ci
capisco niente! - Tolse la maglia da rugby bianca e blu con un solo
gesto delle mani, facendola scorrere velocemente sul suo torace.
Eppure non è un concetto
complesso: non c'è niente che si possa dire non essere, finché non
osservato in differenti stati allo stesso CRA!
- Vattene! - La matita volò dalle
pallide mani del giovane fino al margine superiore della porta
finestra che dava verso il balcone, battendo tristemente contro il
legno e cadendo sul parquet chiaro sotto lo sguardo perplesso, e
forse un poco tonto, dello scuro volatile che sostava lì come fosse
a casa sua.
In effetti sarebbe stata
intenzione dello studente colpire proprio la gracchiante, e
sicuramente di cattivo auspicio per gli esami di fisica, cornacchia
che stava sul bordo della piccola finestrella sopra l'uscio dando le
piume verso suddetto balcone e mondo esterno, ma non era mai stato
bravo nei lanci brevi. Piegò con cura la benda per gli occhi in caso
di fortissima emicrania. Portò le mani sopra la testa e quasi si
chiuse a riccio poggiando il volto contro il duro piano del tavolo,
occhi chiusi e musica che percorreva i filamenti di rame delle cuffie
bianche irradiando i timpani con note e radiazioni come un fiume in
piena porta acqua e fango allo stesso tempo.
La cornacchia sospirò, esasperata
e con la fredda consapevolezza che il ragazzo avrebbe avuto le stesse
probabilità di superare i suoi esami che lei di realizzare un
acceleratore di particelle senza l'ausilio di un pollice opponibile.
Era la quarta volta che provava a
spiegare quella parte della fisica quantistica utilizzando ogni volta
una metafora diversa, ma il giovane testardo sembrava avere la testa
su qualche pianeta dove la fisica equivale ad un enorme e complesso
ipercubo di Rubik, e dove in realtà non serve per spiegare ciò che
ci circonda ma per complicarlo. E poi c'era quel maledetto scoiattolo
che continuava a fissarla dal giardino al pian terreno, mettendola in
soggezione ed allo stesso tempo facendole quasi venire fame con la
distrazione che normalmente ne conseguirebbe; ogni volta che si
accorgeva dei suoi sguardi doveva fargli notare che l'aveva visto
altrimenti l'animale avrebbe continuato.
Strane creature gli scoiattoli,
hanno sempre voglia di divertirsi a modo loro e sono talmente
orgogliosi che in caso di rifiuto sgancerebbero del napalm sul tuo
nidCRA!
-Oddio, sta zitta! - Il ragazzo si
strinse le cuffie alle orecchie - Vattene! - agitando le braccia
all'aria come se stesse segnalando ad un aereo la sua presenza e
smuovendo polvere intorno a lui. La cornacchia girò la testa verso
il cielo ed osservò per qualche istante, decise di vedere ma non
vide alcun aereo per cui gli sembrò abbastanza giusto alzarsi in
volo, allontanandosi dalla visuale di quel pazzo convinto di essere
su una pista d'atterraggio, per poggiarsi sul parapetto dell'altra
finestra protetta da una tenda opaca accostata sul mondo, al lato
sinistro della porta.
- Stupida cornacchia... - Rise
quello con voce cavernosa degna della sua massa alzando il collo per
guardare fuori dalla finestrella sopra la porta - mi chiedo quale
scopo possiate avere, stupidi come siete voi uccelli. - Scostò la
sedia con un fare abbastanza perentorio che avrebbe impedito al
seggio, in una vicina dimensione, di ribellarsi per scegliere
democraticamente di essere lei, stavolta, a sedersi. Poggiando la
testa sul tavolo tornò ad ascoltare il suo fracasso ed a
scribacchiare formule sbagliate su quello che doveva essere uno
scontrino che aveva preso la funzione di segnalibro per il voluminoso
trattato di fisica.
-
Non è che non abbia potenzialità, ritengo, semplicemente che non
sia nel giusto contesto sociale per poter esprimere al meglio il
suo... potenziale - Disse la porta con il tono di chi, dopo aver
esaminato a lungo un animale in gabbia, assegna con dubbio un
mediocre quoziente intellettivo alla bestia nel timore di aver
arrotondato troppo
per eccesso.
- CRISTO! - L'alunno si alzò
un'altra volta e chiuse la portafinestra che in balia delle correnti
ventose stava cigolando rumorosamente, stonando come unghie sulla
lavagna nella tranquillità e pace della sua musica speed metal.
Aveva bisogno di pace e
concentrazione, aveva una forte emicrania e quindi non poteva alzare
il volume del suo dispositivo al massimo consentito ma aveva un forte
bisogno di sfogarsi, almeno con la musica, e quel cigolio aveva
costituito un'enorme interferenza nel suo tempio zen fatto di doppie
casse e distorsori collegati a chitarre collegate ad amplificatori da
110 watt.
Facendo uno sforzo alzò un
pochettino il volume e, sopprimendo l'istinto di prendere la mazza da
baseball e picchiare duramente le pareti del dipartimento di fisica,
si lasciò cadere stancamente sul letto riflettendo sul significato
di "quanto d'energia" cercando di paragonarlo a qualcosa di
familiare, come l'energia che trattiene una palla da rugby quando
viene lanciata.
I suoi genitori erano fuori casa,
per cui anche se avesse ragionato da solo e ad alta voce nessuno gli
avrebbe mai dato del pazzo.
- Credimi, è pazzo. - Disse la
cornacchia da dietro la tenda facendo cautamente capolino all'interno
della stanza - è da questo primo pomeriggio che prova a capire
concetti abbastanza basilari continuando ad ignorare le mie
spiegazioni ed a parlare da solo. -
- è normale, sei una cornacchia.
-
- e quindi? -
- Si sa che la fisica è più una
cosa da gufi. -
Le palpebre della cornacchia si
assottigliarono ai lati dandole un'espressione quasi umana - Che
c'entrano i gufi con il ragazzo? -
La porta scricchiolò lasciando
che le sue assi si assestassero ognuna sul proprio baricentro - è
solamente un po' confuso, bisogna prendere in considerazione molti
fattori che compongono la maniera in cui si relaziona alla società
ed alla fisica. - La maniglia d'ottone rifletteva un mondo
completamente nero, all'interno della stanza non c'era niente se non
la finestrella dove poggiava la cornacchia, quattro pareti che
avrebbero avuto molto da dire sulla vita sociale del giovane e la
porta. C'erano delle sorgenti luminose che corrispondevano
perfettamente alla posizione del sole, ma nulla di visibile ad occhio
nudo che fosse contemplato dalle leggi della meccanica quantistica.
Di fatti la luce c'era e non c'era allo stesso tempo.
- Il fatto è che essendo suo
padre stato precedentemente un matematico, il ragazzo si sente in
ovvia soggezione nei confronti di una materia che, ovviamente,
involve l'opinione del genitore il quale, come conseguenza alla sua
carenza d'affetto in gioventù e la mancata affermazione nel mondo
del lavoro, tenterà in ogni maniera di perfezionare il lavoro del
figlio arrivando a far risultare il suo lavoro totalmente errato e
superfluo agli occhi di una figura paterna che, oltre a pretendere la
perfezione, spronerà il ragazzo a fare contro la propria volontà
sempre il meglio. -
La cornacchia sbatté le ali
perplessa - E questo sarebbe un male? -
Gneeeeeeeeeeeeeek
-
George, noi siamo tornati - Disse la donna bionda che aveva appena
spalancato l'uscio invadendo, inconsapevolmente, lo spazio vitale del
giovane fisico represso - Se ti serve qual... -
- Si, si! Sto studiando! - Serrò
le mani e si portò il sottile cuscino sulla faccia facendolo
sprofondare sulle sue forme come un telo di velluto su un castello di
sabbia. Alzò il volume del lettore musicale ed utilizzando una
rinomata tecnica, spesso studiata in fenomeni sociologici
equivalenti, che consisteva nel fingere la morte apparente insieme ad
un totale disinteresse nei confronti di ciò che accadeva nel mondo
esterno, si girò dall'altra parte finché la madre non chiuse la
porta scuotendo la testa.
- Sì, se consideriamo che il
ragazzo non è ancora riuscito ad ottenere l'approvazione di una
delle figure più importanti della sua vita. Le possibilità qualche
mese fa sarebbero state due: o l'annichilimento della personalità
del ragazzo nei confronti di una materia che gli avrebbe per sempre
ricordato il suo fallimento nei confronti di una persona che avrebbe
voluto soddisfare, con il conseguente rifiuto del soggetto in
questione nei confronti della fisica, o l'annichilimento del padre
che, avendo studiato fisica per anni e non essendo mai riuscito ad
andare oltre al semplice professore liceale, non avrebbe accettato i
successi del figlio e lo avrebbe spinto sempre oltre... riportandoci
così all'ipotesi precedente. -
La
cornacchia guardo la porta inclinando ripetutamente la testa e
muovendo il suo piumaggio su e giù quasi avesse voluto gracchiare
più volte, in realtà stava solo cercando di esprimere il suo
pensiero. Bisogna sempre considerare che le dimensioni del cervello
di un corvo non sono quelle di un umano, e come anche la porta aveva
impiegato più di venti anni per apprendere quello che sapeva, altri
cinque le erano occorsi per riflette e sviluppare il concetto di
parola.
-
Quindi
suggerisci che il ragazzo non avrebbe mai potuto in alcun modo
imparare la fisica?- Si era stranito il volatile.
- Beh, no... avrebbe potuto
ignorare e rifiutare il padre, invece della materia, come avrebbe
potuto essere un po' più paziente nei confronti di un uomo anziano e
tentare così di conciliare i loro due cervelli in un'unica grande
entità che, probabilmente, avrebbe potuto combinare qualcosa nel
mondo della fisica. - Trasse quello che sarebbe dovuto essere un
profondo respiro e che in realtà, nel buio profondo del nulla della
stanza, si mostrò come se le assi di legno si fossero
improvvisamente impregnate d'acqua per poi riasciugarsi
- Ovviamente avrebbero anche
potuto semplicemente lasciare le proprie vite indipendentemente
separate sulle strade della materia, ma per una cosa del genere la
madre del ragazzo non avrebbe dovuto intromettersi... -
Ci fu un momento di silenzio che
parve quasi imbarazzato se non si fosse trattato effettivamente di
una cornacchia ed una porta, in effetti bisognerebbe anche
considerare che in quel momento nessuno li stava osservando e per
questa ragione ci fu un momento di silenzio, che pareva assolutamente
d'imbarazzo - Già... un bel dilemma. Ogni tanto gli umani sembrano
avere le orecchie foderate di piume. - Gracchiò quella mentre
l'umano si rigirava sul lato destro del letto, inerme davanti alle
invitanti proposte di Morfeo ed impavido davanti alla possibilità
che al risveglio avrebbe dovuto studiare.
-
In realtà ritengo sia semplicemente difficile che si accorgano della
nostra presenza. - La serratura scattò come un pensieroso schiocco
sulla lingua
-
Vedi, più volte al giorno, da tantissimi anni, vengo aperta e
richiusa senza che mai nessuno si preoccupi anche solo di
ringraziarmi per aver protetto la sua proprietà da agenti esterni.
Questo chiaramente decodifica l'enorme egocentrismo cui è preda la
razza umana, se non per poche eccezioni che raramente
agiscono per unico fine di benessere altrui, che chiaramente non vuol
ascoltare
ciò
che invece passa come semplice rumore di sottofondo, white
noise,
in altre parole: noi. -
Il volatile si guardò indietro
come scosso da un brivido paragonabile alla manifestazione fisica di
un'epifania, fece un saltello sull'altro lato della finestra e poi
volò nuovamente sopra la porta ma con maggiore circospezione.
Da sotto il balcone un gatto
rossiccio la stava guardando - Non mi interessa cosa pensi, io ti
mangerò. - Disse leccandosi i lunghi baffi.
Secondo
l'entanglement quantistico e considerando le leggi della stessa
meccanica quantistica, un dato qualcosa
cessa di esistere in un dualismo e diventa definitivo, interpretabile
come coerente dalla meccanica classica, nel momento stesso in cui gli
stati del tale qualcosa
interagiscono
tra loro. Certo, questo non spiegherebbe comunque perché il gatto
vedesse un passerotto al posto di una cornacchia, ma ci permetterebbe
di comprendere meglio che, se il gatto fosse effettivamente stato in
un ambiente chiuso ed isolato da fattori d'influenza esterni, la sua
coda sarebbe certamente uscita incolume dai temibili ed iniqui denti
dello scoiattolo che lo avrebbe azzannato pochi istanti dopo, in
quanto all'esterno della scatola tale roditore non sarebbe esistito
se visto dal punto di vista del felino.
MEOW!
-
ZITTI! - Urlò il giovane mentre sentiva il suo gatto, spiritosamente
chiamato fenice
con la fantasia di un uomo in stato di coma vegetativo, soffiare
contro un qualcosa e gettarsi in dei cespugli.
- Non bisognerebbe mai inimicarsi
uno scoiattolo... - La cornacchia saltellò girandosi nuovamente
verso l'interno della stanza buia e vuota - Lo sai cosa mi sono
sempre chiesta? -
La
porta cigolò un no
e scricchiolò un sarei
curiosa di saperlo.
-
Esistono
molte dimensioni ed in alcuna di queste l'umano è ancora riuscito a
prendere coscienza, nonostante continui a cercarle con grandissima
avidità. -
-
In realtà l'umano ne ha preso coscienza molto tempo fa, da allora la
sua continua lotta per migliorare se stesso sta portando a
grandissimi risultati che, in un dato futuro, potrebbero portarlo ad
una comprensione globale dell'essere in ogni sistema conosciuto... ma
non voglio interromperti, vai avanti. - Il battiscopa si assestò con
quello che, se qualcuno lo avesse sentito, sarebbe parso un Clak.
Il predatore chinò il capo in
segno di ringraziamento - Quello che mi chiedo è: dove sono i
confini che l'uomo continua a spostare sempre più avanti? Ma
sopratutto, com'è possibile che non riescano a capire quello che
dico nonostante ogni mattina io sia li ad urlare che dovrebbero fare
un po' più di silenzio? -
La
maniglia annuì - Un bel dilemma... Direi che si tratta del semplice
discorso sentire/ascoltare
dove non gli interessa ascoltare in quanto non hai mai neanche solo
pensato di non sapere come farlo. Il tutto potrebbe essere ricondotto
ad uno stato emotivo che comporterebbe un talmente grande senso di
inferiorità, ovviamente nei confronti di un qualcosa di talmente
grande come la natura che ci circonda, che scoprire di aver ragione
nel pensar di essere insignificanti, quanto loro chiamano
insignificanti i lucidi senza silicone, farebbe si che li vedremmo
terrorizzati più di qualsiasi altra cosa. -
La cornacchia balzò sulle
mattonelle squadrate, decorate con intrecci floreali più vistosi di
una villa rinascimentale, del balcone e si avvicinò alla porta
- Percepisco forse dell'astio nei
confronti di un prodotto non idoneo alle tue aspettative di pulizia?
- Osò con la curiosità di... uno scoiattolo.
- Già, mi dispiace. Sto facendo
il possibile per superare il trauma, ma la psicologia applicata a me
stessa risulta complessa... sono intrattabile e dura come il legno. -
- Dove hai imparato? -
- Prima di questa famiglia ho
vissuto per vent'anni, sempre qui ovviamente, con il signor Edgar
Connor. - la serratura cigolò - Un noto psicologo di un tempo oramai
giunto, passato e presto responsabile del futuro. -
-
Perché all'interno di questa dimensione gli umani non
sono? -
La domanda arrivò come una martellata sul ginocchio di un dormiente,
sgradevole e maledettamente inopportuna.
- Che intendi? - Se una porta
avesse potuto balbettare, lei lo avrebbe fatto, e con molto
imbarazzo, anche.
Il volatile increspò il piumaggio
sul dorso e si scrollò da una pioggerella passeggera -Noi siamo qui
in questo dato momento, e loro sono lì in questo dato momento. Siamo
entrambi nello stesso punto, stesso spazio e stesso tempo, ma allo
stesso tempo siamo distanti più di quanto non potremmo mai essere
vicini... perché gli umani non lo capiscono? -
Nuovamente silenzio.
- Non ne ho idea, sarebbe un
paradosso, ma dalla tua domanda posso dirti che sicuramente hai avuto
un forte calo di attenzioni in famiglia dati dal fatto che ti
ritenevi, probabilmente, l'unico genio del nido. -
Silenzio.
- Ho volato per prima, era mio
diritto. - Sbottò aprendo le ali - e comunque sia
sono
certa che ci sia un modo per collegare entrambe le cose. -
La porta rise aprendosi e
chiudendosi più volte al soffiare di una forte corrente d'aria - Non
potrebbe essere altro che un paradosso. Pensaci, gli umani sono di
la, come potrebbero essere allo stesso tempo di qua? -
Le
zampette della cornacchia si mossero velocemente su e giù
trasportando la massa del pensieroso animale - Non potrebbero, ma
allo stesso tempo non avrebbe avuto senso parlare a quel ragazzo se
non fossi stata certa che mi avrebbe ascoltato. Per noi è normale
finire qui, dove ovviamente il qui
cambia
a seconda dello spazio in cui siamo, ma per gli umani esiste solo un
qui
dove se inceppiamo anche noi nello stesso istante finiremmo per
condividere uno status comune di esistenza... come annullandoci. -
Rifletté un ulteriore momento lasciando che il suo becco la aiutasse
a bere da una pozzanghera appena formatasi sulla pavimentazione del
balcone- Guarda gatti e cani, con loro gli umani sembrano perdere
l'intelligenza. -
- è un paradosso. - Sancì la
porta - Non possiamo coesistere allo stesso tempo annullandoci
reciprocamente per costruire una nuova realtà, questo dovrebbe
prevedere un infinita varietà di spazi in cui le differenti realtà
potrebbero continuare e variare a seconda del modo in cui si svolgono
gli eventi. -
Un tuono risuonò lontano
macchiando il nero di chiazze grigie che si espansero nel vuoto come
macchie d'olio superficiali su di una sfera d'acqua.
- Un paradosso! - Rimbombò la
porta chiudendosi in definitiva con un sonoro colpo.
CRA!
- Che stai facendo? - Una giovane
bionda dalla suadente forma slanciata ed incredibilmente attraente
varcò l'uscio chiudendoselo alle spalle. Il ragazzo aprì un occhio
e si girò, notando dal basso verso l'alto degli stivali
impermeabili, delle calze a trama fitta, una corta gonna in jeans, un
ventre scolpito e scoperto, una seconda di seno ricoperta da una
camicia di jeans ed infine il volto della sua ragazza.
- Jenna... - Si mise seduto sul
materasso stirando i muscoli indolenziti del suo corpo - Non ti
aspettavo a quest... -
CRA!
- Maledetta cornacchia del
diavolo! - La ciabatta stavolta sfiorò di poco il volatile che ,
probabilmente spaventato, si lanciò in volo verso l'esterno
gracchiando all'aria - è impossibile studiare con questi cosi
intorno! - Si girò verso la bella allargando le braccia con stupore
ed evidenziando i nudi muscoli del petto che apparivano ancora più
gonfi,se considerati in base all'ombra proiettata dal ragazzo,
generata dalla lampada da sala che aveva in camera. Lei lo guardò
maliziosa e passò la lingua sul labbro inferiore - è strano
effettivamente che una cornacchia si sia posata sulla tua finestra...
- Ci rifletté alzando i grandi occhi verdi da cerbiatta - Magari
vuol dire qualcosa, magari voleva aiutarti... -
- Una cornacchia? - La risposta fu
immediata a tal punto da risultare quasi fastidiosa, il ragazzo rise
un'unica volta con schiettezza e scetticismo - Non essere ridicola,
avrà pensato che una delle mie matite fosse un verme... -
Lei
abbassò lo sguardo verso il libro di fisica - Certo... - Assentì
con la mente da un'altra parte mentre uno scoiattolo carinissimo
sembrava guardarla dal bordo della finestra. Si avvicinò al ragazzo
con passo studiato mentre il sorriso sulla faccia del giovane si
allargava sempre di più arrivando quasi a sembrare un grande spacco
nella terra in un grande deserto - Che dici... - Si abbassò la
spallina della camicia e prese dal tavolo- Vuoi una mano per
dimostrare una piacevole alternativa del paradosso di Schrödinger?
-
Il giovane rise in previsione di
ciò che sarebbe accaduto - Certo che si. -
- Però sarebbe stato assurdo se
quella cornacchia fosse stata qui per un motivo... - Continuando ad
avanzare ed arrivando al contatto.
Lui le abbassò l'altra spallina -
Non essere ridicola.- La strinse a se
- Sarebbe un paradosso. -
Fine.